Su qualunque guida su Scicli, si legge la storia-leggenda della Madonna dei Milici detta poi delle Milizie, che rende cieco il lettore che inconsapevolmente si sta avviando alla degustazione di uno dei dolci tipici di Scicli, partendo proprio dalla sua nascita.
Il popolo racconta che, in una notte di marzo del 1091, nella piana che dà sul mare di Donnalucata (borgata sciclitana), si sia combattuta l’ultima e decisiva battaglia fra Normanni e Saraceni.
La sorte degli Sciclitani era ormai segnata, e non bastò neanche l’intervento del Conte Ruggero a fermare l’impeto delle armate “turche”, ma proprio quando sembrava tutto finito, ecco avvenire il miracolo: “su un cavallo bianco, la Madonna vestita con un corsetto rosso, un manto celeste, una corona d’oro in testa e la spada nella mano destra, viene a dar man forte ai cristiani, uccidendo gran parte dei saraceni!”
Rischiando di alzare un inno al cannibalismo, la sua spada seminò la piana di Donnalucata di teste degli invasori, che da quella data saranno le incontestate protagoniste delle preparazioni dolciarie sciclitane, “le teste di turco”.
La “testa di turco”, diversa da quella palermitana, è un enorme bignè, che rappresenta un turbante, ripieno di crema o di ricotta vaccina dolce, farcito con scaglie di cioccolato fondente, granella di mandorle e pistacchi.
La “testa di turco”viene paganamente consumata, subito dopo la fine della rievocazione teatrale annuale, con il ruolo di trofeo ideologico, ma non realizzato dai vincitori, ma stranamente dai vinti, quegli arabi introduttori delle varie pratiche dolciarie nei vari periodi delle invasioni in questi territori.