
“ Scicli, bellissima realtà, dove il giusto connubio di modernità e antico, si me-scola creando un vero e proprio Gioiello architettonico”. “Tutelate e conservate questo Paradiso di storia, cultura..a tutti i costi”. “Se un giorno ci sarà un referendum per passare con la provincia di Ragusa, ci vedrete tra i primi a sostenere questa causa”. Su due registri-quadernoni, uno a Palazzo Spadaro e l’altro nella stanza del Sindaco, dall’aprile scorso, sono tanti i visitatori che, senza alcun sollecito, lasciano messaggi, appuntano emozioni, stati d’animo, per dire ancora “grazie Montalbano, per averci fatto nascere la curiosità e l’amore per questi spettacolari scorci della Sicilia”; o anche, “a Scicli è tutto talmente bello, che commuove”; “grazie della vostra gentilezza e del vostro calore” (una che arriva dalle nebbie di Bergamo-sic!). Parole sincere, brevi fraseggi, per esprimere gratitudine alla città, e prima ancora a Montalbano, che ne ha suscitato l’interesse. Perché non c’è dubbio alcuno - è stato detto e scritto altre volte - che la fiction televisiva de “Il Commissario Montalbano”, continua ad essere per Scicli, come per tutta la provincia, lo spot-richiamo più felice e azzeccato, che da oltre dieci anni a questa parte (i primi due episodi televisivi, nel 1999, con “Il ladro di merendine” e “La forma dell’acqua”), fa promozione di un intero territorio, altrimenti poco conosciuto. Forse anche più del riconoscimento Unesco, anche se i due momenti non sono scindibili, essendo la bellezza dei luoghi esaltati nella fiction, gli stessi entrati in buona parte nella lista dei Beni dell’Umanità. E dunque, “i luoghi di Montalbano” non tradiscono. Anzi. Anzi, c’è un grande “effetto sorpresa”, stupore e quasi stordimento, nel constatare da vicino, che il Commissariato di Vigata, esiste davvero, ed è tale e quale; come veri e tangibili sono i palazzi, le chiese, gli scorci e gli angoli, che di volta in volta, si fanno quinte scenografiche agli episodi narrati. Ma se questi luoghi hanno trovato riconoscimento e apprezzamento, tramite una serie televisiva, a noi pare onesto poter dire che, altrettanto Montalbano, ha fatto la sua “fortuna” attraverso questi luoghi. Che - si badi- “non sono quelli letterari tout court, consacrati dai romanzi di Andrea Camilleri..Porto Empedocle o comunque l’area agrigentina, furono all’epoca esclusi come location, per “povertà scenografica”; scegliendo, dopo numerosi sopralluoghi, la provincia di Ragusa…”( Lucia Nifosi nel testo che accompagna il bel volume fotografico “Montalbano, i luoghi della fiction”, di Giovanni Sarto). Qui l’intuito e l’intelligenza del regista Alberto Sironi, vanno pienamente rico-nosciuti. E ci pare di poter dire ancora che, fra le tante serie televisive, aventi per protagonista un tale commissario od un altro (negli anni 70-80, Maigret, con Gino Cervi, ci teneva attaccati al piccolo schermo, come anche gli episodi del tenente Sheridan o del trasandato tenente Colombo), mai l’adattamento e i luoghi d’ambientazione, hanno avuto una tale forza, da imporsi al grande pubblico televisivo, farsi -come sta accadendo - immaginario collettivo e anche proficuo. Seguiamo ancora qualche messaggio: “ Con l’augurio che, la popolarità data a questo luogo da un set cinematografico, si traduca in consolidamento di valori civili e morali, per tutti gli abitanti di questo meraviglioso paese”. “Questa gemma di bellezza inaspettata (beata nostra ignoranza) in questa casona regale che è la vostra ed anche un po’ nostra, Trinacria. Continuate a mantenerla bella, perché vale un patrimonio inestimabile. Un piccolo suggerimento: strappate un po’ di erbacce dai tetti ed obbligate i proprietari dei palazzi nobiliari a mantenerli in ordine”. “ Montalbano e Scicli, l’emozione che trasmette valori umani e civili”. Anche quest’ultima breve frase, coglie e sintetizza bene, l’osmosi tra il personaggio creato da Camilleri e i luoghi in cui la fiction lo fa muovere; Montalbano ha i tratti di un commissario poliziotto spiccio, a volte ruvido con i suoi “ragazzi”, mai volgare; a volte in disaccordo con il suo “Questore”, il potere costituito non lo blandisce; segue il suo fiuto, pensa e ragiona, risolve i casi che gli vengono affidati (ma anche quelli che gli tolgono), senza trionfalismi; piuttosto, con l’umana comprensione che non gli manca, verso chi ha sbagliato. E’ la sua moralità. Allo stesso modo, i luoghi che fanno da sfondo ai vari episodi narrati (ad oggi, sono oltre 20), sono luoghi che dialogano con la natura e il paesaggio intorno, in perfetta armonia; luoghi, che diremmo essi stessi, morali; sono quella parte di Sicilia e di provincia ragusana, ancora non “offesa” dalla mano e dall’azione dell’uomo. Al viaggiatore accorto (e il nostro turismo e’ soprattutto in questa direzione) non sfugge questa sorta di corrispondenza, quest’intima relazione, tra “narrazione e rappresentazione”, che la fiction di Montalbano ha saputo creare. Qui, anche, la chiave del suo successo, in Italia come all’estero. E da due visitatori stranieri (ma la maggior parte arriva da città del nord come Milano, Torino, Brescia, Bergamo, Treviso, Bologna, Ancona, Mantova, Taranto e città siciliane), ancora due messaggi che riportiamo alla lettera: “ Mercì de nos avoir permis de visiter ce petit palais (Palazzo Spadaro) et decouvrir une partie cacheée de l’Italie et de la Sicile, en particulier; c’èst il un petit voyage dans le temps! (Marseille - France). E l’altro, meno leggibile per noi, ma il senso è chiaro: “ Hasta que he elegado a Scicli, estaba deprimido. Estando aqui hemos recuperando la alegria” (Pepe - Madrid).
In questi giorni (e fino a metà luglio), la troupe della Palomar si sta muovendo a Scicli, per gli esterni di quattro nuovi episodi: “ La caccia al tesoro”- “ L’età del dubbio”- “ La danza del gabbiano”- “Il campo del vasaio”. Per quest’ultimo episodio, sarà di scena il complesso archiettonico del Convento della Croce, fin’ora mai utilizzato. Due episodi già sul piccolo schermo, nel prossimo autunno.
fonte (GDS)